venerdì 23 gennaio 2009

L'AEROPORTO FANTASMA DI SCIACCA

di Accursio Soldano
Gli aerei inglesi e quelli degli americani avevano sorvolato tante volte quella zona della Sicilia, ma sotto di loro solo campagna, montagne brulle, pascoli ed uliveti. Per ben tre anni nessuno era riuscito a capire da dove arrivassero quegli aerei italiani che, come se fossero sbucati dalle nuvole bombardavano Malta, sfiancavano la resistenza anglo-francese e soprattutto, come facessero a sparire nel nulla.
Quel giorno, gli avieri delle forze alleate che stavano preparando lo sbarco in Sicilia ebbero un ordine ben preciso. L'aeroporto fantasma, quello che per ben tre anni era sfuggito a qualsiasi incursione aerea, si trovava a latitudine 37° 34' 370'' Nord e longitudine 13° 04' 006'' est. Praticamente c’erano passati sopra tante volte e non l’avevano mai visto. Oggi si doveva distruggere.
L’aeroporto militare di Sciacca nacque nel 1939 con un progetto agricolo che, sulla carta, doveva migliorare le condizione del terreno. Tutta la zona pianeggiante di contrada “Piana” fu coltivata ad ulivi posizionati ad una distanza, l’uno dall’altro, non congeniale per quei tempi. In verità, la distanza fra un ulivo e l’altro era calcolata in base alla larghezza degli aerei.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale però, la Regia Aeronautica era ancora in fase di riorganizzazione e la dichiarazione di guerra colse quasi di sorpresa la nostra aviazione.
Le difficoltà si presentarono subito. Eventuali risultati positivi della nostra aviazione erano condizionati oltre che dallo scarto tecnologico nei confronti degli anglo-francesi e in seguito degli americani, anche dall'insufficienza delle risorse, dalle distanze delle fonti di rifornimento, e dalla durata della stessa guerra.
Si cercò allora di creare in fretta nuovi punti di appoggio per gli stormi aerei che dovevano presidiare il canale di Sicilia con compiti offensivi o difensivi. E niente di meglio che, per questo scopo, usare l’aeroporto di Sciacca.
Nelle zone pianeggianti coltivate a prato furono costruite delle piste. Mantenendo intatta tutta la coltivazione di uliveti e di pascoli, pista, hangar ed aerei erano perfettamente mimetizzati in mezzo ad un folto uliveto, gli aerei a terra e le attrezzature erano sempre ricoperti da grandi rami di ulivo e dall'alto, i ricognitori angloamericani non riuscivano a vedere assolutamente nulla. Tutte le case dei contadini vennero requisite, prima, dal Comando Italiano, e nel 1941, dal comando Tedesco per adibirli ad alloggi per gli avieri e per gli ufficiali.
Alla base aerea operavano il trentesimo stormo bombardamento marittimo, dotato di veivoli SM 79, che effettuava missioni di ricognizione offensiva e di scorta a convogli nazionali, il centoduesimo gruppo avieri che si distinse per le azioni di guerra su Malta, tanto che lo stesso Benito Mussolini, il 24 giugno 1942 venne a Sciacca per decorare gli equipaggi e il decimo stormo.
La posizione strategica di questa base militare e la perfetta mimetizzazione ne avevano fatto un punto di riferimento delle forze aeree impegnate in missioni in Nord'Africa, specialmente per i bombardamenti su Malta, distante ben 141 miglia.
Nacque così l'aeroporto di Sciacca che per le sue caratteristiche, sarà soprannominato “l'aeroporto fantasma”. Nel Mediterraneo, partendo da Sciacca, gli aerei italiani potevano contrastare con successo l'azione della flotta inglese. Malta venne continuamente martellata e ridotta allo stremo dopo che la flotta inglese, per ben nove mesi, non riuscì a forzare il blocco italo-tedesco nel Mediterraneo.
La Base rimase nascosta e mimetizzata per ben 3 anni, dal 1940 al 1943, sfuggendo alle incursioni aeree dei nemici che sorvolavano e bombardavano gli altri aeroporti siciliani.
Ma il 21 maggio 1943, dalle 10 alle 10.30 del mattino il tanto temuto bombardamento da parte degli alleati anglo-americani prese tutti alla sprovvista. Seguendo la rotta, tante volte provata, Malta-Calamonaci-San Calogero-Nadore, gli aerei delle forze alleate arrivano sull'aeroporto di Sciacca e cominciano a sganciare bombe. La sorpresa fu così tanta, che la contraerea, sistemata nella zona del Nadore, non riuscì neanche a sparare un colpo.
A terra, una tragedia. Tanti morti e decine di feriti. Era il 21 maggio, due mesi dopo, il 19 luglio, gli alleati sbarcarono a Gela e dell’aeroporto fantasma non c’era che case distrutte e pezzi di aerei sul terreno. In mezzo agli ulivi.

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