martedì 20 gennaio 2015

MA IO NON CE L'HO CON CAMILLERI

Andrea Camilleri è uno dei più apprezzati scrittori italiani, sia in Italia che all'estero. Il suo commissario Montalbano è più famoso del parmigiano reggiano e le sue indagini sono associate alle arancine, il che fa anche pubblicità al paniere enogastronomico siciliano. Che con il commissario Montalbano abbia reinventato il giallo all'italiana non ci sono dubbi. Che abbia portato una ventata di freschezza nel linguaggio letterario nessuno può negarlo. Ma siccome ci sono i falsi in qualsiasi campo dell'arte, io credo che ci siano anche in quelli letterari e che la produzione di Camilleri, secondo me, va al di là di ogni ragionevole possibilità umana e intellettuale. Quindi mi sorge il dubbio che alcuni libri pubblicati nel 2014 non siano opera sua, magari sono dettati o scritti dai famosi Ghost writher solo per mantenere gli impegni editoriali con le case editrici. Dico questo non essendo cosciente che, forse, Camilleri, alla sua veneranda età ha una velocità di pensiero e trascrizione che sarebbe il caso, venisse studiata da eminenti scienziati e filosofi del pensiero. Ma andiamo ai fatti e vi spiego perché ho questi dubbi.
Nel mese di gennaio del 2014 esce in libreria La creatura del desiderio (Skira) racconta la storia della giovane vedova di Mahler, considerata la più bella ragazza di Vienna che poco più che trentenne incontra il pittore Oskar Kokoschka. Inizia una storia d’amore fatta di eros e sensualità, che sfocerà ben presto in una passione tanto sfrenata quanto tumultuosa. Poi arriva Morte in mare aperto e altre indagini del commissario Montalbano (Sellerio) Questi, si legge nelle note, scritti tra il 2013 e il 2014, quindi ammettiamo che abbia finito di scriverli a febbraio. Gli otto racconti che compongono il libro ci mostrano l'esperienza che ha formato il carattere del Commissario famoso per la sua celebre frase: "Montalbano sono!. Sempre nel 2014, a Marzo, la Feltrinelli ha già Inseguendo un'ombra (Sellerio) nel quale racconta di Samuel Ben Nissim Abul Farag che poi diventerà Guglielmo Raimondo Moncada e per ultimo Flavio Mitridate in veste di maestro di cabala di Pico della Mirandola.
Nel mese di maggio arriva La piramide di fango (Sellerio) con il commissario in piena depressione. A giugno, il Corriere della Sera annuncia l'uscita di Segnali di fumo (Utet) un libro con 142 brevissimi interventi, il più lungo dei quali raggiunge a malapena le 15 righe. Però sono ben 142 e li ha scritti tutti. Ad agosto, per gli amanti dell'ombrellone esce Donne (Rizzoli) Un viaggio di scoperta della seduzione, del sesso e dell’universo femminile.
Questo fa presumere che il buon vecchio quasi novantenne Andrea Camilleri scriva un libro al mese, anzi, considerati i tempi di rilettura, correzione e stampa, ne scriva uno ogni quindici giorni. Che, per carità, è da invidiare e da portare ad esempio a tutti quelli che a settantanni si sentono inutili: mettiamoli a scrivere.

L'anno però si era aperto malamente (per dirla con Montalbano) con Il tuttomio (Mondadori) un libro da dimenticare e di cui non vi parlerò. Ma la domanda sorge spontanea. Quanta di questa produzione letteraria è da accreditare al genio di Camilleri e quanto è frutto di accordi e contratti editoriali? 
In un solo anno l'87enne Camilleri (se non ne ho dimenticato qualcuno) ha scritto la storia di Kokoschka, otto racconti più un romanzo intero del commissario Montalbano, la storia di Guglielmo Moncada, 142 pizzini pubblicati da Utet e un romanzo alla scoperta del mondo femminile. E se posso dirlo La relazione (Mondadori) appena uscito, se qualcuno non mi assicura che è stato scritto da Camilleri in persona, preferisco non comprarlo.

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