martedì 10 marzo 2015

RIFLESSO SENZA IMMAGINE: UN SUCCESSO!

E' stata messa in scena a Roma, al Teatro Aurelio, la mia commedia “Riflesso senza immagine”, un lavoro al quale tenevo moltissimo e che da anni tenevo chiuso dentro un cassetto fino a quando, lo scorso anno, non ho deciso di partecipare al concorso nazionale indetto proprio dal teatro romano. Vinto il concorso, il 6 ed il 7 marzo, la commedia è andata in scena.
Perché la tenevo in un cassetto? Perché avevo paura che una interpretazione sbagliata del testo potesse stravolgere il messaggio e che l'ironia dei dialoghi potesse sfociare in ridicolo. Insomma, se recitata male, quella commedia sarebbe stata una vera boiata. Ma quando c'era la possibilità che il testo venisse recitato da una compagnia stabile di un teatro storico come l'Aurelio, allora l'ho tirata fuori dal cassetto e... eccoci.
Sono state due serate magnifiche, una recitazione perfetta con Angelina (pazza al punto giusto), Andrea (chiuso nella sua incapacità di comunicare), un calzolaio (che subisce le angherie dei due coniugi senza poter reagire) e con gli altri attori che, seppur relegati in parti minori hanno usato la gestualità (vedi la sorella e il fratello) per far capire allo spettatore lo stato d'animo e le contraddizioni dell'Essere (come diceva Heidegger) fra gli altri. E un dottore che arriva per "visitare" senza fare una visita medica.
Applausi durante lo svolgimento della commedia e cinque minuti di applausi alla fine, per tutti, compreso il sottoscritto chiamato sul palco dagli attori che voglio ringraziare ancora una volta.
Ma soprattutto, quello che ci ha dato maggior soddisfazione è stato l'apprezzamento del pubblico non solo per la bravura degli attori, ma per il testo e per il messaggio che ne è venuto fuori. Un signore mi ha detto: “mi sono prenotato per la prossima sua commedia, se metterà qualcos'altro in scena io voglio esserci”.
Riflesso senza immagine è uscito dal cassetto ed è stato emozionante ascoltare l'assordante silenzio del pubblico quando Antonio, alla fine, recita la sua dissertazione sul sipario che non si chiude mai e sulla necessità di avere un segnale convenzionale per poter uscire dal teatro.

Grazie a tutti!

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