domenica 19 novembre 2017

ELOGIO DEL RUTTINO... E DELLA BUONA CREANZA

Vi è mai capitato di fare un ruttino, anche piccolo, magari seduti in pizzeria dopo aver ingoiato un pezzo di pizza margherita accompagnata da un sorso di coca cola ghiacciata frizzante? 
E ricordate la vostra faccia, a metà strada fra il divertito e il colpevole mentre gli occhi vanno avanti, indietro, a destra ed a sinistra per vedere (stando ben nascosti) chi l’ha sentito e quale reazione ha avuto a quel suono non proprio, come dire, di buona educazione emesso senza nessuna autorizzazione da parte vostra? Una specie di suono incondizionato come un riflesso non controllabile che vorreste non avesse nessuna immagine da associare. 
Tanto meno la vostra faccia!
E però è strano! Perché se quel ruttino proveniente da quel tavolo in fondo alla sala, quel suono sgradevole che qualsiasi decalogo, catalogo, libro di galateo e persino il Trattato dei Costumi di Monsignor Della Casa condanna senza appello l’avesse emesso un neonato sistemato comodamente nella sua carrozzella, nessuna avrebbe avuto niente da ridire, anzi, sarebbe stato accolto con un applauso da parte degli astanti e sorrisi di compiacimento per l’avvenuta buona digestione del neonato. Parrebbe che il ruttino liberatorio vada bene fino ad una certa età, poi diventa qualcosa di improponibile. 
Un uomo adulto deve contenersi, stringere la pancia, mettere la mano in bocca e in ultima analisi rifugiarsi sotto il tavolo sperando che lo stesso non faccia da eco.
E allora risulta chiaro che è arrivato il momento di eliminare questo cattivo uso del Bon Ton. 
Ed è quello che, divertentissimamente (si può dire?) fa Laura Bonelli nel suo “Elogio del ruttino” pubblicato dalla Babbomorto editore. Un testo snello, veloce, divertente, una sorta di trattato filosofico sulla non buona creanza che, se posso fare un paragone, ricorda le brevi performance del comico Paolo Rossi nel pieno della forma (sia mentale che intestinale). Una Bonelli in piena forma!
Il solo problema (se così si può definire) è che (ma questo fa della casa editrice di Antonio Castronuovo un esempio unico nel panorama letterario italiano di massa) il pamphlet è stato stampato in sole 107 copie. 
Quindi bisogna proprio essere fortunati ad averne uno nella propria biblioteca. 
Ma potete sempre chiedere all’autrice!

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