sabato 9 novembre 2019

SIGNORE E SIGNORI: E' ARRIVATO IL CIRCO!

C'era un tempo in cui quando arrivava il circo, erano tutti felici. Finalmente arrivava lo spettacolo, con numeri stupefacenti. I loro camion colorati e i clown dipinti sulle fiancate ravvivavano il paese. Erano piccoli circhi, ma riuscivano a portare tanta felicità. Dove abitavo io, nel Rione Fratelli Bandiera c'è una piccola piazzetta, e ogni anno, puntualmente arrivava il Circo Pierantoni. Quattro tiranti piantati per terra e via al montaggio del tendone a strisce giallo e blu. La piazza è piccola, ma anche col tendone montato, c'era spazio per il traffico veicolare.
A quel tempo c'era solo un cinema che proiettava a settimane alterne le eroiche gesta di Maciste e di Ercole e i film di Franchi e Ingrassia, non c'era internet, e in pochi avevano la televisione. Il circo era la novità che tutti aspettavano per un anno intero, e quando arrivava, in quella piazza posta al centro di un complesso di case popolari, la gente si lanciava in una spontanea gara di solidarietà. Era come se la famiglia si allargasse, come se fossero arrivati i parenti da un'altra città.
Mia madre forniva l'elettricità per le luci lampeggianti della cassa, la nostra vicina di casa lasciava il cancello aperto, ed ogni tanto arrivava qualcuno del circo a riempire un bidone d'acqua per il loro fabbisogno; non ci si poteva permettere il lusso di comprare l'acqua minerale. In cambio, i bambini curiosavano, chiedevano, volevano scoprire i segreti. Come faceva quella bella ragazza a camminare su quel filo posto a due metri (anche meno) di altezza? Qual era il segreto di quel ragazzo che si infilava in bocca una torcia e sputava fuoco? Mi svelò il trucco una mattina, dentro la sua roulotte, e fu per me la fine di un mito.
Ma il Circo Pierantoni era una famiglia e faceva parte della famiglia, di tutti, a volte rimaneva a Sciacca per quasi un mese. E ricordo ancora la gente che, seduta su quelle gradinate fatte con tavole di legno, seguiva attentamente, anche la ventesima replica di “O zappatore”, la Cavalleria rusticana, o la storia di Peppino Musolino (rigorosamente divisi in due atti) e alla fine del secondo tempo, quando la recita finiva, tirava fuori dalle tasche i fazzoletti. Poi tutti a casa. Anche oggi il circo aveva concluso il suo spettacolo. Pierantoni era il Mario Merola siciliano.
Giovanni Lozopone, ma come mi disse lui stesso, “nessuno mi conosce con questo nome”, era nato a Marsiglia, in Francia, ma dall'età di 8 anni ha sempre abitato in Sicilia e ha passato tutta la sua vita nel circo. Prima insieme al padre, poi, dal 1961 con un proprio circo regionale, ha cominciato a viaggiare per paesi e città portando in giro il nome di un colonnello della casa di Pinerolo.
Quando mio nonno morì, cadendo dal trapezio, Rodolfo Pierantoni, anche lui circense e titolare del circo dove lavoravano i miei nonni, si offrì di fare da tutore a mio padre, mio zio e mia zia, che a quel tempo erano giovanissimi. Crescendo con lui, siamo stati, da sempre, conosciuti come i figli di Pierantoni”
Fino al 1993, quando, per ragioni d'età, deise di chiudere la sua attività circense. L'ultima serata è stata a Lentini, con un incasso di 3 milioni: un grande incasso per quei tempi. Quello fu l'ultimo spettacolo del Circo Pierantoni.
Che fine ha fatto? Non saprei dirlo, ma rimane sempre nella mia memoria e nel mio cuore.

mercoledì 6 novembre 2019

UN VIAGGIO IN SICILIA NEI SET CINEMATOGRAFICI

Volete sapere dove Anakin Skywalker diventa Darth Vader, passando al «lato oscuro della forza»? Beh, accade in Sicilia, sull'Etna. Sono state girate proprio sul vulcano catanese le immagini che fanno da sfondo alla scena finale del terzo episodio di “Star Wars, La vendetta dei Sith”. Quindi, se fate una capatina in Sicilia, oltre ad ammirare le bellezze state attenti a chi incontrate. Ma volete farvi una vacanza senza andare nei soliti posti ed essere “attori protagonisti” della vostra vacanza? Ecco il viaggio che fa per voi.
Sono numerosissimi i registi italiani e stranieri che hanno scelto la Sicilia come luogo d'ambientazione per i loro film. Da “Il gattopardo” di Visconti del 1963, a “Fratello sole sorella luna” di Zeffirelli che girò a Palermo ed a Monreale, fino ai recenti successi cinematografici.
In totale, nella nostra isola sono stati girati quasi 150 film e da quasi tutti i migliori registi italiani. Da Luchino Visconti a Pietro Germi, Francesco Rosi, i fratelli Paolo e Vittorio Taviani e Pier Paolo Pasolini, che nel 1964 girò nei pressi dell'etna alcune scene de “Il vangelo secondo Matteo”. A questi vanno aggiunti i "Premi Oscar" Giuseppe Tornatore e Roberto Benigni, senza dimenticare i palermitani Ciprì e Maresco, o Nanni Moretti che nell'isola, e precisamente a Messina ed a Lipari ha girato alcune scene per il suo “Caro Diario” e poi anche Acireale per “Palombella rossa”.
Fra gli stranieri basta ricordare Michael Cimino che nel 1987 per la realizzazione de "Il Siciliano" si trasferì con tutta la sua troupe a Sutera e Caltanissetta e ancora prima Richard Fleischer che girò sull'etna alcune scene del suo “Barabba”, Francis Ford Coppola che arrivò in Sicilia per girare alcune scene del terzo capitolo del Padrino, fino a Anthony Minghella che nel 1999 girò a Palermo alcune scene del suo “Il talento di Mister Ripley”.
Ma tutte le provincie siciliane sono state, nel tempo, teatro di set cinematografici.
Un ideale itinerario turistico-cinematografico inizia da Aci Trezza, paesino che nel 1948 ospitò Luchino Visconti ed il suo gruppo di lavoro per la realizzazione de "La terra trema". Si continua con il regista genovese Pietro Germi che nel 1949 scelse Sciacca per realizzare "In nome della legge" e ci ritornò quindici anni dopo, nel 1964 per il più famoso "Sedotta ed abbandonata"
In Sicilia anche Michelangelo Antonioni che nel 1960 girò nelle Isole Eolie, a Palermo, Messina, Milazzo e Bagheria “L'avventura”, e nel 1962 Montelepre e Castelvetrano furono scelte da Francesco Rosi, per il suo film sulla storia del bandito "Salvatore Giuliano".
Un viaggio che prosegue verso Cefalù dove nel 1988 Giuseppe Tornatore girò alcune scene di "Nuovo Cinema Paradiso", film premiato con l'Oscar.
Un piccolo paese da visitare è sicuramente Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa dove Roberto Faenza nel 1996 realizzò "Marianna Ucria", tratto dall'omonimo romanzo di Dacia Maraini oppure la spiaggia di Ragusa, location scelta da Gianni Amelio nel 1993 per " Il ladro di bambini". A Ragusa anche per rivedere alcune scene de “L'uomo delle stelle” (1995) di Tornatore che a Bagheria girò alcune scene di “Baaria”. E a Lampedusa dove fu girato “Il postino” con Massimo Troisi o nel castello di Donnafugata dove Matteo Garrone girò alcune scene del suo “il racconto dei racconti”.
E poi, come si fa a rinunciare ad un autografo di Brad Pitt, George Clooney, o Chaterine Zeta-Jones che passeggiano per il lungomare di Trapani, nei momenti di pausa del loro “Ocean's Twelve” o ad una fotografia con Hugh Grant che a Segesta stava girando alcune scene di “Maurice” di James Ivory?
L'elenco potrebbe essere più lungo, ma per una vacanza, credo possa bastare.

E SE COLAPESCE ESISTESSE DAVVERO?

Se navigando per il mediterraneo, lungo le coste della Sicilia, vi imbatterete in una forma strana di pesce, non preoccupatevi, potrebbero essere i figli di Cola e di una Ninfa. Perché, gli uominipesce esistono veramente e già nel 1726, uno studio ne accertava l’esistenza.
In verità le leggende che riguardano la Sicilia sono molte. Secondo il poeta Pindaro (Pitiche, I, versi 13-28), come già Eschilo (Prometeo incatenato, versi. 351-372), il gigante Tifeo giaceva sotto l'intera regione compresa tra l'Etna e Cuma, collegando in questo modo i fenomeni vulcanici campani con quelli della Sicilia.
La leggenda dice che la Sicilia è sorretta da questo gigante, che osò lottare contro Zeus e impadronirsi della sede del cielo. E per questo motivo venne condannato a questo supplizio. Sopra la sua mano destra stava Peloro (Messina), sopra la sinistra Pachino, e mentre Lilibeo gli comprimeva le gambe, sopra la testa era posato l'Etna. Le eruzioni del vulcano, secondo la leggenda, erano dovute alla rabbia di Tifeo che dal fondo del mare proiettava sabbia e vomitava fiamme dalla bocca. Spesso si sforzava di smuovere il peso e di scrollarsi di dosso le città e le grandi montagne: allora la terra tremava. Il mito di Tifeo, venne citato e sfatato, addirittura da Dante Alighieri che lo inserì nella sua Divina Commedia in una quartina nell'ottavo canto del Paradiso.
Ma a sfatare questa leggenda, arrivò un frate spagnolo, Benito Jeronimo Feijo che rivisitando le leggende siciliane scrisse un'opera in nove volumi pubblicati dal 1726 al 1740 e arrivò a sostenere l'esistenza degli uomini-pesci. Questi, secondo le teorie del monaco, sono veri e propri esseri umani che un bel giorno hanno risposto alla chiamata delle acque. Secondo Feijoo, ad una naturale inclinazione verso il mare ed una speciale predisposizione per il nuoto, si aggiunge la pratica continuata, tanto dell'esercizio natatorio come della ritenzione della respirazione. Tutto questo porta a risultati sorprendenti, come quelli che riuscirono ad ottenere Francisco de la Vega e Cola Pesce. In più, accertata la possibilità di esistenza di questi individui, secondo il monaco spagnolo risulta naturale che uomini e donne con queste abilità, avessero dato vita ad una razza di uomini-pesce.
Nel sesto volume del suo “Teatro Critico Universal”, pubblicato nel 1726, il frate abbonda in dettagli e addirittura svela i nomi di coloro che in qualche modo gli hanno fatto perdere quel carattere di scetticità che lo accompagnava, fino ad ammettere la possibilità dell'esistenza degli uomini pesce. Al punto che, per giustificare la leggenda di Francisco de La Vega, l’uomo-pesce di Lierganes, il frate porta come esempio, la storia di Cola Pesce.
La leggenda racconta che, Cola passava più tempo in mare che sulla terra ferma. Conosceva le ninfe e seguiva le sirene. Per questo motivo, i messinesi lo chiamarono Cola Pesce. Federico II, avendo ricevuto notizie delle strabilianti imprese di questo ragazzo, lo volle mettere alla prova promettendogli grandi doni e la mano della principessa se avesse superato tre prove. Il re, dal Palazzo Reale, gettò una prima volta, nel tratto di mare sottostante, un vaso d'oro e invitò Cola Pesce a ripescarlo. Il pescatore, dopo essersi tuffato, riaffiorò con in mano il vaso d'oro lanciato una prima e una seconda volta.
Al terzo tentativo, che era quello decisivo, Cola Pesce rimase in fondo al mare e non riapparve più in superficie. In realtà egli non era morto ma successe che, giunto in fondo al mare, si era accorto che una delle tre colonne, la colonna Peloro che, secondo la leggenda era sostenuta da Tifeo, si era incrinata e stava per spezzarsi con la conseguenza che Messina potesse sprofondare da un momento all'altro. Fu così che decise di rimanere in fondo al mare, per sostenere sulle sue spalle la colonna di Capo Pelòro.
Forte di questo racconto, e delle notizie apprese sul conto dell'uomo di Lierganes, fatti i dovuti riscontri con i testimoni oculari dell'epoca, il monaco spagnolo, lasciando da parte ogni inclinazione verso i dettami della dottrina della Chiesa, arrivò ad ammettere l'esistenza degli uomini pesce.
Insomma, nel mediterraneo, ancora oggi ci si può imbattere in strani esseri, metà uomo e metà pesce. Niente di anormale: potrebbero essere i figli di Cola e di una Ninfa.

venerdì 24 maggio 2019

COMMEDIE E ALTRI INCIDENTI (RACCOLTA DI TESTI TEATRALI)

Sarà in libreria a partire dall‘1 giugno 2019 il libro “Commedie e altri incidenti”  pubblicato dalla Aulino editore. Si tratta di una raccolta di opere teatrali, già rappresentate e inedite, e per la prima volta raccolte in una pubblicazione.
E ci arrivo dopo la laurea in Filosofia con una tesi sul linguaggio teatrale di Lenny Bruce, e diversi riconoscimenti, tra i quali, nel Marzo 2017,  in occasione della Giornata Mondiale del Teatro, il Premio per il contributo alla cultura e nell’ambito teatrale.
Da segnalare, inoltre, tra gli altri, il monologo “Ballata per comico solo” che  ha vinto il Primo Premio al Concorso Internazionale “Navarro” e il cui testo sarà recitato, per la prima volta, in occasione del “Letterando in fest” il prossimo 1 giugno dall'attore Pippo Graffeo.
Per la copertina mi sono avvalso della collaborazione di uno dei migliori artisti italiani, @Mauro Di Silvestre.

sabato 30 marzo 2019

LA SICILIA SPIEGATA AGLI ESCHIMESI. UN LIBRO CHE SI LEGGE


La SEM, Società editrice milanese mi manda due libri. O meglio, io scrivo alla SEM chiedendo di mandarmi in visione un libro (non vi dico quale).
 Parlo con una  gentilissima signorina della Casa editrice la quale, alla fine, mi comunica che me ne spedirà due: uno è quello che ho chiesto, il secondo per gentile concessione. E siccome un libro non si rifiuta mai, accetto volentieri.

Arriva il pacco e mi ritrovo con due libri ben impaginati, belle copertine, per fortuna copertine rigide che non si piegano al primo soffio di vento (questo è un ottimo motivo per comprare e conservare i libri anche se avete umidità in casa) e con un prezzo abbordabile per tutte le tasche (anche questa è un’ottima scelta).

Appena apro il pacco cominciano i problemi. 
La mia attenzione è catturata dalla copertina e dal titolo del romanzo non richiesto. Ma io, che cavolo, devo prima leggere il libro che avevo scelto… e quindi sfoglio, a casaccio il non richiesto che pretende (lui dice) di spiegare la Sicilia agli eschimesi… e poi a tutti gli altri. Già il titolo è divertente e considerato che è diviso in piccoli capitoli senza la necessità di mettere un segnalibro o di ricordarti cosa avevi letto nelle pagine precedenti, comincio a leggerlo (e intanto mi dico; posalo, devi prima leggere quell’altro).

Bah, alla fine mi son letto tutto “La Sicilia spiegata agli eschimesi e a tutti gli altri” di Ottavio Cappellani e devo cominciare… l’altro romanzo.

Voi direte: e quindi? Beh, in una congiuntura editoriale dove se non scrivi di cose piagnucolose, di commissari, agenti segreti, avvocati detective, il tuo libro rischia di passare inosservato, questa spiegazione agli eschimesi non ha la pretesa di dare chissà quale “messaggio” ai posteri, ma un solo scopo: avvicinare la gente alla lettura. Perché, adesso ditemi: quanti libri avete iniziato a leggere e sono ancora lì in attesa della vostra “ispirazione” a continuarli?

Ebbene, questo libro, se lo iniziate, lo finirete. Ed è già una bella soddisfazione!

sabato 9 marzo 2019

CARLO GINZBURG VINCE IL PREMIO TOMASI DI LAMPEDUSA


E anche al Premio Tomasi di Lampedusa arriva un vincitore che non ti aspetti, Carlo Ginzburg con il saggio dal titolo Nondimanco, sottotitolo, Macchiavelli, Pascal, edito da Adelphi è il vincitore della sedicesima edizione del Premio letterario internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa. 
Per la prima volta quindi, si premia un saggio e non un romanzo. 
Machiavelli, Pascal: un accostamento inatteso e sorprendente. Machiavelli, frugando nella biblioteca di suo padre, scopre la casistica medievale e mette il rapporto tra la norma e l'eccezione al centro di un mondo inventato e di quello in cui vive e agisce. Pascal, feroce avversario della casistica, legge Machiavelli attraverso la lente di Galileo, e la realtà del potere attraverso Machiavelli. Un viaggio negli intrichi della lettura, sulle tracce di due lettori straordinari
A decretarne la vittoria la giuria composta da Gioacchino Lanza Tomasi (presidente), Salvatore Silvano Nigro, Giorgio Ficara, Mercedes Monmany e Salvatore Ferlita. Con Adelphi, Ginzburg ha pubblicato Paura reverenza terrore (2015) e una nuova edizione di Storia notturna (2017).
Ma cosa c'entrano Ginzburg, Pascal e Macchiavelli con Tomasi di Lampedusa?
L’Appendice del libro, una «noterella su Il Gattopardo» è dedicata proprio alla lettura profonda del testi: Ginzburg opera un ribaltamento dell’interpretazione della famosa frase di Tomasi di Lampedusa («Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi»), che sarebbe stata ispirata all’autore da un passaggio dei Discorsi di Machiavelli e che quindi assume un altro netto significato. 
Questa annotazione funziona però anche come un suono di allarme verso il pressappochismo dell’interpretazione, evidente in questo passaggio del Gattopardo ma che coinvolge anche, per esempio, alcuni luoghi cardine dell’opera di Machiavelli. La cerimonia di premiazione si terrà sabato 3 agosto a Santa Margherita di Belìce.

sabato 2 febbraio 2019

COUP DE FOUDRE: A QUASI UN ANNO DALLA PRIMA USCITA


Fra poco l’avventura editoriale in cui mi sono imbarcato, la collezione di racconti “coup de foudre” pubblicata dalla Aulino editore, piccolo ma combattivo editore di Sciacca, cittadina affacciata sul mar mediterraneo, compie un anno. E devo dire che i numeri (inaspettati, ma rincorsi) mi stanno dando ragione.

In qualità di direttore editoriale mi sono preso la libertà di decidere, personalmente e liberamente, gli autori da contattare e dopo aver iniziato con l’adesione di alcuni amici ho deciso di (come dire) alzare l’asticella e invitare a partecipare a questa avventura non solo scrittori o aspiranti tali, ma tutti quelli che in qualche modo hanno a che fare con la scrittura. Musicisti, registi, storici, giornalisti, sociologi, docenti universitari, attori.

Ne è venuta fuori una collezione di racconti “unici” con autori “unici” che hanno condiviso con me questo viaggio editoriale low cost (sette euro il costo di ogni racconto) e che continua a riscuotere la simpatia degli addetti ai lavori.

Ne hanno parlato, con una intervista al sottoscritto, TGcom24, ne ha parlato in più occasioni il quotidiano “La Sicilia”, gli appuntamenti con le presentazioni dei racconti dei nostri autori sono stati annunciati dal Tg radiofonico di Rai3 e poi blogger, siti web, giornali on line, pagine facebook ci hanno seguito sin dalla prima uscita dando spazio ai nostri bravi autori. 
Questo ha fatto della Aulino, l’editore indipendente più cliccato nello scorso anno, portato la collezione in giro per l’Italia e fatto conoscere al pubblico varie anime della scrittura che meritavano di venir fuori.
Non solo!

Nella mia convinzione che “nulla è impossibile” ho provato a contattare anche autori stranieri e avuto (con enorme piacere e soddisfazione) l’adesione di una delle scrittrici e filmaker più apprezzate in Spagna che ha già spedito il suo racconto, pronto da impaginare e stampare.
Insomma, partiti con poco, la collezione “coup de foudre” valica i confini nazionali e sbarca in Spagna.
Con mia grande soddisfazione.

Tutto questo però, non sarebbe stato possibile senza l’adesione al progetto di tutti gli autori sin qui pubblicati (nuovi o già affermati) e quelli da pubblicare in questo 2019. 
Ed è giusto ringraziarli tutti, perché mi hanno permesso di far diventare “coup de foudre” una raccolta non per tutti, ma solo per chi sente, all’interno del proprio corpo, la voglia matta di raccontare, in poche righe, la sua personale visione della vita. 

E non tutti sono capaci di scriverla in sole diecimila battute.
Ma come dichiarato durante una intervista il mio sogno è pubblicare un racconto di @Daniel Pennac. Chissà, magari riusciremo a convincerlo ad entrare in questa raccolta che ha come unico scopo... far felici chi ama la letteratura.
@Accursios