giovedì 3 settembre 2020

Nicolò Gallo, la scuola, l'estetica e i quattro canti di Palermo

 


Se passate da “I quattro canti di città” di Palermo e vi soffermate a guardare, vi accorgerete subito che la costruzione è composti da quattro ordini: ai piedi le fontane che rappresentano i fiumi che anticamente bagnavano la città, (Oreto, Pannaria, Kemonia, Papireto), nell'ordine inferiore vi sono quattro statue che rappresentano le stagioni, in quello mediano le statue dei Vicerè spagnoli Carlo V  e Filippo II, III e IV e in quello superiore le quattro sante palermitane, Cristina, Oliva, Agata e Ninfa, ognuna protettrice del quartiere che ha alle spalle.

Ma sulle epigrafi che ancora oggi adornano la costruzione di Piazza Vigliena, troverete gli scritti di un giovane studente universitario agrigentino, Nicolò Gallo, composte in occasione della presa di Roma nel 1870. Se poi volete conoscere le sue idee sull’etica e sulla morale, basta leggere il romanzo di Luigi Pirandello “L’esclusa”.

Nel libro, lo scrittore siciliano racconta di una giovane donna accusata di adulterio e, come tale, privata dei suoi diritti sociali. Sarà il deputato e amante Gregorio Alvignani che cercherà di aiutarla, lottando contro i pregiudizi dell’epoca, per farle ottenere l’insegnamento in una scuola elementare.  Se la storia raccontata da Pirandello sia veramente accaduta non ci sono prove certe, ma gli studiosi dello scrittore agrigentino concordano nel vedere in Nicolò Gallo il deputato descritto nel romanzo.

Ma chi era quest'uomo che, già da studente universitario aveva fama di intellettuale al punto da essere “immortalato” nei quattro canti della città di Palermo?

Nicolò Gallo nacque ad Agrigento il 10 agosto 1849. Trasferitosi a Palermo per gli studi universitari, nel 1871 si laurea in giurisprudenza con una tesi sulla “Genesi dell’idea del diritto”. Fu in quel periodo, da studente universitario che cominciò ad aderire ai gruppi studenteschi e alle idee del Risorgimento italiano, e sempre in quel periodo alla massoneria dove creò una “società di istruzione” con lo scopo di chiedere al Governo scuole serali e servizi sociali per il popolo. Ritornato ad Agrigento cominciò ad esercitare la professione di avvocato senza tralasciare il suo interesse per la letteratura e la politica. Eletto per la prima volta come consigliere provinciale nel 1877 nelle file del partito liberal-progressista, venne poi eletto deputato nella XV legislatura e riconfermato in tutte le successive legislature sino al 1907, anno della morte. Milita sempre nelle file della Sinistra storica e rimane fedele al suo primo programma politico auspicandone un suffragio popolare che comunque, non arriverà mai, e prende più volte posizione contro il trasformismo politico, chiedendo con forza un assetto razionale delle parti politiche.

Si deve al Gallo il riordino delle Belle Arti, e un nuovo assetto al Ministero ed alle scuole, e sempre a lui il rafforzamento della libertà d'insegnamento dei maestri elementari che a quel tempo dipendevano direttamente dalle amministrazioni locali. Il progetto di legge non fu approvato, ma mise in risalto una questione da risolvere per l’Italia post-unitaria. E per certi versi, con la riforma Moratti, ancora oggi aperta.

 Adesso (mori a Roma il 7 marzo del 1907) pochi lo ricordano, eppure, per quanto dimenticato, nella sua vita politica e letteraria ha affrontato problemi che ancora oggi affliggono i Ministri della Pubblica Istruzione, ha chiesto con forza un’etica della Politica, e combattuto il trasformismo che allora, come oggi, caratterizzava l'attività politica dei deputati. Tutti problemi che, nella confusione della politica attuale, non sono stati pienamente risolti.

Basti pensare che fu proprio come Ministro dell’istruzione, nel 1901, che si trovò a fronteggiare il primo vero sciopero della scuola italiana che contestava una disposizione del Ministero, il quale circoscriveva drasticamente la facoltà degli insegnanti di integrare lo stipendio con le lezioni private. Ma Nicolò Gallo, sebbene sia conosciuto per la sua notevole attività politica, poco si sa sul suo contributo letterario ed in particolar modo, all’Estetica, se non per uno studio pubblicato da Ignazio Filippi per il “Centro internazionale di studi di Estetica”. Anche se le idee fondamentali del suo pensiero artistico e letterario si possono cogliere nella prolusione al corso di Estetica tenuto nell'Università di Roma come libero docente nel 1885.