
La vita di Giuseppe Bellanca, il siciliano che è entrato nella storia dell’aviazione mondiale, è fatta di grandi conquiste e di una grande delusione: non aver fornito a Lindberg il suo monoplano per la trasvolata in solitario da New York a Parigi, ma quando Clarence Chamberlin e Charles Levine con il loro “Miss Columbia” atterrarono a Eisbleden in Sassonia, a 170 chilometri da Berlino, alle 6,30 del 7 giugno 1927, dopo aver percorso, in 44 ore, quasi 6000 km. Chamberlin aveva battuto di ben 700 km il record di Lindberg (atterrato col suo Spirit of Saint Louis a Parigi). L’aeroplano sul quale viaggiavano i due aviatori, battezzato “Miss Columbia” era partito da New York alle 6 e 5 minuti (ora americana) del 4 giugno, e oltre al record di distanza, era il primo velivolo con passeggero a bordo.
Il “Miss Columbia”, entrato nella storia dell’Aviazione, era stato ideato e disegnato da un giovane ingegnere siciliano emigrato in America: Giuseppe Mario Bellanca.
Il volo, in realtà, doveva concludersi a Berlino, ma a causa del maltempo e per la fitta nebbia, i due piloti atterrano a Eisleben. La meta fu raggiunta il giorno 8, dopo un atterraggio a Klinge, in Prussia, dovuto ad un errore di rotta.
L’aeroplano ideato da Giuseppe Bellanca aveva un peso totale di quasi 2500 kg inclusi 1920 litri di benzina e 90 di olio, poteva viaggiare ad una velocità di 180 km/ora ed era munito di un motore Wright Whirlwind da 400 cavalli, raffreddato ad aria.
Una versione meno potente del “Columbia”, il Wright-Bellanca-2 equipaggiato di un motore di 200 cavalli, aveva già conquistato con Acosta e Chamberlin, il record di durata, volando per 51 ore 11 minuti e 25 secondi consecutive. E fu proprio con la conquista di questo record che il velivolo, dapprima chiamato col nome suggestivo di «Mistero», si impose all’attenzione di tutti, tanto che lo stesso Lindberg lo aveva scelto per la sua trasvolata oceanica da New York a Parigi.
Non se ne fece niente perché il socio di Bellanca non era convinto che Lindberg potesse riuscire nell’impresa di trasvolare l’Oceano.
Ma chi era questo ingegnere siciliano che aveva rivoluzionato il modo di volare e aperto all’aviazione la possibilità di nuovi orizzonti?
Giuseppe Mario Bellanca nacque nel 1886 a Sciacca. Da giovane frequentò l’Istituto Tecnico di Milano, laureandosi nel 1908 in matematica. Durante i suoi studi per la seconda laurea in ingegneria aeronautica decide di disegnare e costruire il suo primo aereo. Il primo disegno di Bellanca era un “pusher”, ma non avendo i fondi disponibili per la costruzione si associò con Enea Bossi e Paolo Invernizzi. L’unione dei tre produsse, all’inizio di dicembre del 1909, il primo volo di un aereo totalmente italiano (come disegno e costruzione). Il volo fu breve, ma fu l’inizio di un’epoca!
Il secondo aereo progettato da Bellanca, però, sebbene fosse stato costruito con successo, non volò mai perché non si trovarono i fondi sufficienti per comprare il motore.
Su pressioni di suo fratello Carlo che si era già stabilito a Brooklyn, nel 1911, a 25 anni, Giuseppe Bellanca decise di emigrare in America, e spinto dalla sua passione per il volo, prima della fine dell’anno cominciò a costruire il suo terzo aeroplano con il quale, dopo aver imparato a volare, per guadagnarsi da vivere decise di aprire una Scuola di volo. Uno dei suoi studenti era il giovane Fiorello La Guardia, futuro sindaco di New York City. In cambio delle lezioni di volo, La Guardia insegnò a Bellanca a guidare un’automobile.
Ma la scuola di volo non gli bastava, lui voleva disegnare e costruire aerei. L’occasione gli venne offerta da alcune società americane che lo ingaggiarono come consulente, e poi come progettista per gli aeroplani che montavano i motori Wright.
E fu proprio alla “Wright Aeronautical Corp.” che Bellanca rivoluziona il modo di volare. In controtendenza alla dominante formula biplana, disegna il primo di una serie di monoplani ad ala alta controventata e cabina chiusa. Ed è subito successo: il “Model CF” (poi migliorato e ribattezzato WB-1) vince tredici gare su tredici. Il WB-1 però ebbe vita breve. Il velivolo aveva già vinto una corsa e una competizione di efficienza, ma un incidente distrusse l’aereo durante la preparazione per un tentativo di battere il record mondiale di volo di durata senza rifornimento. Fortunatamente, Bellanca stava già lavorando su una versione migliorata che battezzò con semplice nome di WB-2.
Ma la grande avventura, quella che farà di Bellanca uno dei pionieri della storia dell’aviazione inizia nel 1926.
In quell’anno, il Wright-Bellanca-2 aveva vinto due gare di efficienza al National Air Races di Filadelfia e visto il successo, si pensava di mettere l’aereo in produzione, ma Wright per evitare di respingere altre compagnie aeree che erano potenziali acquirenti dei motori, decise di non dare seguito al progetto. Deluso da questa decisione Bellanca lasciò la Compagnia e si mise in società con un giovane uomo d’affari americano, Charles Levine creando la “Columbia Aircraft company”. L’unione con Levine è caratterizzata da grandi imprese e da grandi delusioni. Fu proprio lui, che nel 1926 respinse la richiesta di Charles Lindbergh di comprare il WB-2, per il volo da New York a Parigi.
Il velivolo, ribattezzato “Miss Columbia” si prese la rivincita pochi giorni dopo, attraversando l’Atlantico e Parigi e stabilendo il nuovo primato di distanza. Partito da New York, sorvolò Princetown, Harbour, Halifax, Terranova, Capo Race, Plymouth, Gand, Crefeld, Dortmund, Cassel e atterrò a Eisleden.
Malgrado il successo dell’impresa, che aveva portato due uomini al di là dell’Oceano, e ad una distanza superiore a quella di Lindgerg, dispiaciuto dal fatto che il Columbia non era stato il primo aereo a compiere la trasvolata oceanica, Bellanca troncò tutti i rapporti con Levine e creò la sua propria compagnia, la “Bellanca Aircraft Corporation of America”.
Con essa omologa il “Bellanca CH200”, monoplano a sei posti per trasporto passeggeri e con la versione successiva, il “CH300” del 1929, migliorata e rimotorizzata registra i primi, corposi ordini d'acquisto: 35 esemplari per varie compagnie di trasporto. Ormai, gli aerei costruiti da Giuseppe Bellanca sono richiesti e usati in tutta L’America.
Ma Bellanca non è contento e continua la sua ricerca per migliorare i suoi aerei. Tra il 1929 e il 1939 la Bellanca Corp. concepisce una serie incredibile di velivoli di successo: il “PM300 Freighter”, primo velivolo della storia a trasportare un carico pagante superiore al proprio peso e lo stesso PM 300 dotato di un motore Packard Diesel stabilisce il primato di durata senza scalo e rifornimenti in 84 ore e 33 minuti, mentre il “Model E Senior Pacemaker” avrà in dotazione i paracadute installati sotto i sedili, proprio come ancora oggi, in tutti gli aerei. Nel 1936 il “Model 28-70” compie la traversata da primato New York-Croydon in 17 ore e 13 min. e frutterà ordini per velivoli che parteciperanno alla Istres-Damasco-Parigi del 1937.
Ed è proprio con un monoplano disegnato da Bellanca e battezzato “Leonardo Da Vinci” che l'aviatore Cesare Sabelli varcherà l'oceano, diventando così il primo aviatore italiano a compiere la trasvolata.
All'inizio del secondo conflitto mondiale Bellanca varierà i progetti dei suoi aerei, realizzando addestratori militari come il “14-7” e il “14-9”, un triposto a doppio comando con posti affiancati anteriori e, subito dopo la seconda guerra mondiale crea il “14-19 Cruisemaster” che nel 1959 subirà la fortunata metamorfosi nel “Bellanca Viking”, monoplano che ancora oggi solca i cieli.
Giuseppe Bellanca, ammalatosi di Leucemia, morirà a NewYork nel 1960, ma la storia degli aerei disegnati e costruiti da questo giovane ingegnere sciacchitano, che a 25 anni emigrò in America in cerca di fortuna e di soldi per poter costruire i suoi monoplani, continua con la produzione odierna dei modelli Decathlon e Scout.
Nel 1993 suo figlio, August Bellanca ha donato i documenti professionali e personali di suo padre all’Archivio del Museo Nazionale dell’ Aria e dello Spazio di Washington (National Air and Space Museum), dove ogni anno, migliaia di visitatori rendono omaggio a questo piccolo uomo sciacchitano che, partito dalla Sicilia senza i soldi per poter comprare il motore del suo aereo, è diventato uno dei pionieri nella storia dell’aviazione.
Il “Miss Columbia”, entrato nella storia dell’Aviazione, era stato ideato e disegnato da un giovane ingegnere siciliano emigrato in America: Giuseppe Mario Bellanca.
Il volo, in realtà, doveva concludersi a Berlino, ma a causa del maltempo e per la fitta nebbia, i due piloti atterrano a Eisleben. La meta fu raggiunta il giorno 8, dopo un atterraggio a Klinge, in Prussia, dovuto ad un errore di rotta.
L’aeroplano ideato da Giuseppe Bellanca aveva un peso totale di quasi 2500 kg inclusi 1920 litri di benzina e 90 di olio, poteva viaggiare ad una velocità di 180 km/ora ed era munito di un motore Wright Whirlwind da 400 cavalli, raffreddato ad aria.
Una versione meno potente del “Columbia”, il Wright-Bellanca-2 equipaggiato di un motore di 200 cavalli, aveva già conquistato con Acosta e Chamberlin, il record di durata, volando per 51 ore 11 minuti e 25 secondi consecutive. E fu proprio con la conquista di questo record che il velivolo, dapprima chiamato col nome suggestivo di «Mistero», si impose all’attenzione di tutti, tanto che lo stesso Lindberg lo aveva scelto per la sua trasvolata oceanica da New York a Parigi.
Non se ne fece niente perché il socio di Bellanca non era convinto che Lindberg potesse riuscire nell’impresa di trasvolare l’Oceano.
Ma chi era questo ingegnere siciliano che aveva rivoluzionato il modo di volare e aperto all’aviazione la possibilità di nuovi orizzonti?
Giuseppe Mario Bellanca nacque nel 1886 a Sciacca. Da giovane frequentò l’Istituto Tecnico di Milano, laureandosi nel 1908 in matematica. Durante i suoi studi per la seconda laurea in ingegneria aeronautica decide di disegnare e costruire il suo primo aereo. Il primo disegno di Bellanca era un “pusher”, ma non avendo i fondi disponibili per la costruzione si associò con Enea Bossi e Paolo Invernizzi. L’unione dei tre produsse, all’inizio di dicembre del 1909, il primo volo di un aereo totalmente italiano (come disegno e costruzione). Il volo fu breve, ma fu l’inizio di un’epoca!
Il secondo aereo progettato da Bellanca, però, sebbene fosse stato costruito con successo, non volò mai perché non si trovarono i fondi sufficienti per comprare il motore.
Su pressioni di suo fratello Carlo che si era già stabilito a Brooklyn, nel 1911, a 25 anni, Giuseppe Bellanca decise di emigrare in America, e spinto dalla sua passione per il volo, prima della fine dell’anno cominciò a costruire il suo terzo aeroplano con il quale, dopo aver imparato a volare, per guadagnarsi da vivere decise di aprire una Scuola di volo. Uno dei suoi studenti era il giovane Fiorello La Guardia, futuro sindaco di New York City. In cambio delle lezioni di volo, La Guardia insegnò a Bellanca a guidare un’automobile.
Ma la scuola di volo non gli bastava, lui voleva disegnare e costruire aerei. L’occasione gli venne offerta da alcune società americane che lo ingaggiarono come consulente, e poi come progettista per gli aeroplani che montavano i motori Wright.
E fu proprio alla “Wright Aeronautical Corp.” che Bellanca rivoluziona il modo di volare. In controtendenza alla dominante formula biplana, disegna il primo di una serie di monoplani ad ala alta controventata e cabina chiusa. Ed è subito successo: il “Model CF” (poi migliorato e ribattezzato WB-1) vince tredici gare su tredici. Il WB-1 però ebbe vita breve. Il velivolo aveva già vinto una corsa e una competizione di efficienza, ma un incidente distrusse l’aereo durante la preparazione per un tentativo di battere il record mondiale di volo di durata senza rifornimento. Fortunatamente, Bellanca stava già lavorando su una versione migliorata che battezzò con semplice nome di WB-2.
Ma la grande avventura, quella che farà di Bellanca uno dei pionieri della storia dell’aviazione inizia nel 1926.
In quell’anno, il Wright-Bellanca-2 aveva vinto due gare di efficienza al National Air Races di Filadelfia e visto il successo, si pensava di mettere l’aereo in produzione, ma Wright per evitare di respingere altre compagnie aeree che erano potenziali acquirenti dei motori, decise di non dare seguito al progetto. Deluso da questa decisione Bellanca lasciò la Compagnia e si mise in società con un giovane uomo d’affari americano, Charles Levine creando la “Columbia Aircraft company”. L’unione con Levine è caratterizzata da grandi imprese e da grandi delusioni. Fu proprio lui, che nel 1926 respinse la richiesta di Charles Lindbergh di comprare il WB-2, per il volo da New York a Parigi.
Il velivolo, ribattezzato “Miss Columbia” si prese la rivincita pochi giorni dopo, attraversando l’Atlantico e Parigi e stabilendo il nuovo primato di distanza. Partito da New York, sorvolò Princetown, Harbour, Halifax, Terranova, Capo Race, Plymouth, Gand, Crefeld, Dortmund, Cassel e atterrò a Eisleden.
Malgrado il successo dell’impresa, che aveva portato due uomini al di là dell’Oceano, e ad una distanza superiore a quella di Lindgerg, dispiaciuto dal fatto che il Columbia non era stato il primo aereo a compiere la trasvolata oceanica, Bellanca troncò tutti i rapporti con Levine e creò la sua propria compagnia, la “Bellanca Aircraft Corporation of America”.
Con essa omologa il “Bellanca CH200”, monoplano a sei posti per trasporto passeggeri e con la versione successiva, il “CH300” del 1929, migliorata e rimotorizzata registra i primi, corposi ordini d'acquisto: 35 esemplari per varie compagnie di trasporto. Ormai, gli aerei costruiti da Giuseppe Bellanca sono richiesti e usati in tutta L’America.
Ma Bellanca non è contento e continua la sua ricerca per migliorare i suoi aerei. Tra il 1929 e il 1939 la Bellanca Corp. concepisce una serie incredibile di velivoli di successo: il “PM300 Freighter”, primo velivolo della storia a trasportare un carico pagante superiore al proprio peso e lo stesso PM 300 dotato di un motore Packard Diesel stabilisce il primato di durata senza scalo e rifornimenti in 84 ore e 33 minuti, mentre il “Model E Senior Pacemaker” avrà in dotazione i paracadute installati sotto i sedili, proprio come ancora oggi, in tutti gli aerei. Nel 1936 il “Model 28-70” compie la traversata da primato New York-Croydon in 17 ore e 13 min. e frutterà ordini per velivoli che parteciperanno alla Istres-Damasco-Parigi del 1937.
Ed è proprio con un monoplano disegnato da Bellanca e battezzato “Leonardo Da Vinci” che l'aviatore Cesare Sabelli varcherà l'oceano, diventando così il primo aviatore italiano a compiere la trasvolata.
All'inizio del secondo conflitto mondiale Bellanca varierà i progetti dei suoi aerei, realizzando addestratori militari come il “14-7” e il “14-9”, un triposto a doppio comando con posti affiancati anteriori e, subito dopo la seconda guerra mondiale crea il “14-19 Cruisemaster” che nel 1959 subirà la fortunata metamorfosi nel “Bellanca Viking”, monoplano che ancora oggi solca i cieli.
Giuseppe Bellanca, ammalatosi di Leucemia, morirà a NewYork nel 1960, ma la storia degli aerei disegnati e costruiti da questo giovane ingegnere sciacchitano, che a 25 anni emigrò in America in cerca di fortuna e di soldi per poter costruire i suoi monoplani, continua con la produzione odierna dei modelli Decathlon e Scout.
Nel 1993 suo figlio, August Bellanca ha donato i documenti professionali e personali di suo padre all’Archivio del Museo Nazionale dell’ Aria e dello Spazio di Washington (National Air and Space Museum), dove ogni anno, migliaia di visitatori rendono omaggio a questo piccolo uomo sciacchitano che, partito dalla Sicilia senza i soldi per poter comprare il motore del suo aereo, è diventato uno dei pionieri nella storia dell’aviazione.
In preparazione un libro che racconta la storia di Giuseppe Bellanca, e dei piloti che, con i suoi aerei, batterono tutti i record mondiali. Il libro contiene anche articoli e foto dell'epoca d'oro dell'aviazione mondiale.