In provincia di Agrigento, ci sono almeno tre sale da gioco in ogni paese. Un giro di denaro ammontante a svariati milioni, in una provincia in cui il tasso di disoccupazione è il più alto d’italia e dove tanti padri di famiglia non arrivano a fine mese. Eppure le sale da gioco sono sempre piene. La Guardia di Finanza del comando provinciale, agli ordini del tenente colonnello Vincenzo Raffo, ha avviato una indagine proprio nel campo della gestione di questo nuovo businnes fatto da macchinette mangiasoldi, poker on line e giochi vari.
Ma non solo per preservare i padri di famiglia da eventuali irreparabili danni, ma soprattutto perché le sale da gioco sono tra gli affari più redditizi di Cosa Nostra. Lo ha confermato il mese scorso Andrea Bonaccorso, pentito del clan Lo Piccolo, ai magistrati. Il collaboratore ha raccontato che i Santapaola di Catania e i Fontana dell’Acquasanta avrebbero investito nel business dei centri scommesse a Bagheria ed ha ricordato quando Pino Scaduto, ritenuto il capomafia di Bagheria, mandò Sergio Flamia a riscuotere l’estorsione all’agenzia di bookmakers vicina ai Santapaola.
Anche un altro pentito, Maurizio Spataro, ha parlato dell’affare scommesse facendo riferimento al danneggiamento subito nel febbraio 2007 dall’agenzia palermitana “Forza 13” di Via De Gasperi. Nella sua recente relazione la Direzione Nazionale Antimafia evidenzia come poker on line, macchinette nei bar, sale giochi, sono indispensabili ai boss per riciclare denaro sporco ed avverte che le infiltrazioni mafiose possono interessare “sia l’assetto societario delle concessionarie, sia la possibilità che a soggetti incensurati, titolari di concessioni o di licenze per singole sale giochi, si affianchino soci occulti inseriti organicamente nella criminalità organizzata”.
La Guardia di Finanza di Agrigento indaga, anche per preservare tante famiglie letteralmente prese dal vizio del gioco che in tanti casi porta alla rovina sociale ed economica. Ed a Sciacca (così come in altri paesi9 abbiamo avuto esempi eclatanti, con gente che ha perso casa e lavoro.
Ma non solo per preservare i padri di famiglia da eventuali irreparabili danni, ma soprattutto perché le sale da gioco sono tra gli affari più redditizi di Cosa Nostra. Lo ha confermato il mese scorso Andrea Bonaccorso, pentito del clan Lo Piccolo, ai magistrati. Il collaboratore ha raccontato che i Santapaola di Catania e i Fontana dell’Acquasanta avrebbero investito nel business dei centri scommesse a Bagheria ed ha ricordato quando Pino Scaduto, ritenuto il capomafia di Bagheria, mandò Sergio Flamia a riscuotere l’estorsione all’agenzia di bookmakers vicina ai Santapaola.
Anche un altro pentito, Maurizio Spataro, ha parlato dell’affare scommesse facendo riferimento al danneggiamento subito nel febbraio 2007 dall’agenzia palermitana “Forza 13” di Via De Gasperi. Nella sua recente relazione la Direzione Nazionale Antimafia evidenzia come poker on line, macchinette nei bar, sale giochi, sono indispensabili ai boss per riciclare denaro sporco ed avverte che le infiltrazioni mafiose possono interessare “sia l’assetto societario delle concessionarie, sia la possibilità che a soggetti incensurati, titolari di concessioni o di licenze per singole sale giochi, si affianchino soci occulti inseriti organicamente nella criminalità organizzata”.
La Guardia di Finanza di Agrigento indaga, anche per preservare tante famiglie letteralmente prese dal vizio del gioco che in tanti casi porta alla rovina sociale ed economica. Ed a Sciacca (così come in altri paesi9 abbiamo avuto esempi eclatanti, con gente che ha perso casa e lavoro.
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