Le
segnalazioni su quello che una volta era il luogo di lavoro di Salvatore Bentivegna, conosciuto a Sciacca come "Turiddu u moru" e che dopo la sua morte è stato smantellato sono
state varie. Prima si segnalava che la zona era sporca, poi è stata
ripulita e tolta la baracca, poi si segnalava che c'era una falda
acquifera e si cercò qualche rimedio, adesso, sempre a proposito
dell'acqua santa che scorga in quel posto arriva un'altra
segnalazione dimenticando che siamo vicinissimi alle vecchie terme selinuntine, ovvero dove basta scavare un po' e una vena d'acqua
termale la trovi.
Ma
cosa fare di quella piccola fontanella d'acqua e di quel sito salito
agli onori della cronaca cittadina? La prima proposta è stata quella
di recintarla e inserire all'interno un totem descrittivo che
racconti la vita dell'artista.
Recintare
una sorgente spontanea significa mettere una recinzione in ogni
piccola sorgente che si trova a Sciacca, e questo è impossibile. Sull'idea
di mettere un totem descrittivo che ricordi Turiddu u moru, uomo che
fino al giorno della sua morte non ha avuto nessun riconoscimento
artistico, tantomeno dai saccensi, e che vendeva le sue piccole
sculture e i ciondoli davanti al bar Santangelo per potersi comprare da mangiare, mi sembra quanto di più ipocrita si possa fare, e offensivo alla
memoria di una persona che non cercava la notorietà e che viveva in
una baracca fuori dal paese.
E
poi, cosa si può scrivere in questo totem per ricordare Turiddu u
moru e chi dovrebbe scrivere qualcosa? La prima
mostra in cui c'era qualche "pezzo" di "u moru" fu fatta a Gibellina, nel 2011 promossa dalla Fondazione Orestiadi a
cura di Eva di Stefano, la seconda volta che qualche opera del Moro è
stata esposta fu nel 2013 in una collettiva d'Art Brut
realizzata al centro d'arte "Halle Saint Pierre" di Parigi
dal titolo “Banditi dell'arte”. Poi più niente, né prima né dopo!
Ma
lasciando da parte la fama nazionale o internazionale in campo artistico che Turiddu u moru (così come Filippo Bentivegna) non ha, e che per sua
natura non ha mai cercato, (se due mostre sono indice di notorietà, cosa dovrebbero dire alcuni pittori saccensi?) quali iniziative sono state fatte a
Sciacca in tutti questi anni? Quali mostre? Quali convegni su art
brut o per ricordarlo? Nessuno, niente di niente.
Ma a Sciacca siamo
così, passi dall'essere il signor nessuno, dallo stare davanti al
bar a vendere le sculture, al ruolo di grande artista da ricordare ad
imperitura memoria, solo perché un giorno qualcuno si sveglia con la smania del filantropo e dello scopritore di talenti .
Lasciate in pace Turiddu, già gli avete tolto la baracca, non toglietegli pure il suo "starsene fuori paese".
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