Andrea Camilleri è uno dei più
apprezzati scrittori italiani, sia in Italia che all'estero. Il suo
commissario Montalbano è più famoso del parmigiano reggiano e le
sue indagini sono associate alle arancine, il che fa anche pubblicità
al paniere enogastronomico siciliano. Che con il commissario
Montalbano abbia reinventato il giallo all'italiana non ci sono
dubbi. Che abbia portato una ventata di freschezza nel linguaggio
letterario nessuno può negarlo. Ma siccome ci sono i falsi in
qualsiasi campo dell'arte, io credo che ci siano anche in quelli
letterari e che la produzione di Camilleri, secondo me, va al di là
di ogni ragionevole possibilità umana e intellettuale. Quindi mi
sorge il dubbio che alcuni libri pubblicati nel 2014 non siano opera
sua, magari sono dettati o scritti dai famosi Ghost writher solo per
mantenere gli impegni editoriali con le case editrici. Dico questo
non essendo cosciente che, forse, Camilleri, alla sua veneranda età
ha una velocità di pensiero e trascrizione che sarebbe il caso,
venisse studiata da eminenti scienziati e filosofi del pensiero. Ma
andiamo ai fatti e vi spiego perché ho questi dubbi.
Nel mese di gennaio del 2014
esce in libreria La creatura del desiderio (Skira) racconta la
storia della giovane vedova di Mahler, considerata la più bella
ragazza di Vienna che poco più che trentenne incontra il pittore
Oskar Kokoschka. Inizia una storia d’amore fatta di eros e
sensualità, che sfocerà ben presto in una passione tanto sfrenata
quanto tumultuosa. Poi arriva Morte in mare aperto e altre
indagini del commissario Montalbano (Sellerio) Questi, si legge
nelle note, scritti tra il 2013 e il 2014, quindi ammettiamo che
abbia finito di scriverli a febbraio. Gli otto racconti che
compongono il libro ci mostrano l'esperienza che ha formato il
carattere del Commissario famoso per la sua celebre frase:
"Montalbano sono!. Sempre nel 2014, a Marzo, la
Feltrinelli ha già Inseguendo un'ombra (Sellerio) nel quale
racconta di Samuel Ben Nissim Abul Farag che poi diventerà Guglielmo
Raimondo Moncada e per ultimo Flavio Mitridate in veste di maestro di
cabala di Pico della Mirandola.
Nel mese di maggio arriva La
piramide di fango (Sellerio) con il commissario in piena
depressione. A giugno, il Corriere della Sera annuncia
l'uscita di Segnali di fumo (Utet) un libro con 142 brevissimi
interventi, il più lungo dei quali raggiunge a malapena le 15 righe.
Però sono ben 142 e li ha scritti tutti. Ad agosto, per gli
amanti dell'ombrellone esce Donne (Rizzoli) Un viaggio di
scoperta della seduzione, del sesso e dell’universo femminile.
Questo fa presumere che il buon vecchio
quasi novantenne Andrea Camilleri scriva un libro al mese, anzi,
considerati i tempi di rilettura, correzione e stampa, ne scriva uno
ogni quindici giorni. Che, per carità, è da invidiare e da portare
ad esempio a tutti quelli che a settantanni si sentono inutili:
mettiamoli a scrivere.
L'anno però si era aperto malamente
(per dirla con Montalbano) con Il tuttomio (Mondadori) un
libro da dimenticare e di cui non vi parlerò. Ma la domanda sorge
spontanea. Quanta di questa produzione letteraria è da accreditare
al genio di Camilleri e quanto è frutto di accordi e contratti
editoriali?
In un solo anno l'87enne Camilleri (se non ne ho dimenticato qualcuno) ha scritto la storia
di Kokoschka, otto racconti più un romanzo intero del commissario
Montalbano, la storia di Guglielmo Moncada, 142 pizzini pubblicati da
Utet e un romanzo alla scoperta del mondo femminile. E se posso dirlo
La relazione (Mondadori) appena uscito, se qualcuno non mi
assicura che è stato scritto da Camilleri in persona, preferisco non
comprarlo.
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