Vi è mai capitato di fare un
ruttino, anche piccolo, magari seduti in pizzeria dopo aver ingoiato un pezzo
di pizza margherita accompagnata da un sorso di coca cola ghiacciata frizzante?
E ricordate la vostra faccia, a metà strada fra il divertito e il colpevole
mentre gli occhi vanno avanti, indietro, a destra ed a sinistra per vedere
(stando ben nascosti) chi l’ha sentito e quale reazione ha avuto a quel suono
non proprio, come dire, di buona educazione emesso senza nessuna autorizzazione
da parte vostra? Una specie di suono incondizionato come un riflesso non
controllabile che vorreste non avesse nessuna immagine da associare.
Tanto meno
la vostra faccia!
E però è strano! Perché se quel
ruttino proveniente da quel tavolo in fondo alla sala, quel suono sgradevole
che qualsiasi decalogo, catalogo, libro di galateo e persino il Trattato dei Costumi
di Monsignor Della Casa condanna senza appello l’avesse emesso un neonato
sistemato comodamente nella sua carrozzella, nessuna avrebbe avuto niente da
ridire, anzi, sarebbe stato accolto con un applauso da parte degli astanti e
sorrisi di compiacimento per l’avvenuta buona digestione del neonato. Parrebbe
che il ruttino liberatorio vada bene fino ad una certa età, poi diventa
qualcosa di improponibile.
Un uomo adulto deve contenersi, stringere la pancia,
mettere la mano in bocca e in ultima analisi rifugiarsi sotto il tavolo
sperando che lo stesso non faccia da eco.
E allora risulta chiaro che
è arrivato il momento di eliminare questo cattivo uso del Bon Ton.
Ed è quello
che, divertentissimamente (si può dire?) fa Laura Bonelli nel suo “Elogio del
ruttino” pubblicato dalla Babbomorto editore. Un testo snello, veloce,
divertente, una sorta di trattato filosofico sulla non buona creanza che, se posso
fare un paragone, ricorda le brevi performance del comico Paolo
Rossi nel pieno della forma (sia mentale che intestinale). Una Bonelli in piena forma!
Il solo problema (se così si
può definire) è che (ma questo fa della casa editrice di Antonio Castronuovo un
esempio unico nel panorama letterario italiano di massa) il pamphlet è stato
stampato in sole 107 copie.
Quindi bisogna proprio essere fortunati ad averne
uno nella propria biblioteca.
Ma potete sempre chiedere all’autrice!
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