mercoledì 21 ottobre 2020

SULLA TERRA: NUOVO LAVORO DISCOGRAFICO DI DAVIDE TOSCHES

 


Musicista polistrumentista, Davide Tosches registra nel 2006 il CD autoprodotto “Stressmog!” al quale seguono “Dove l’erba è alta” (2009), “Il lento disgelo” (2012) e “Luci della città distante” (2014). In questi anni ha collaborato con molti artisti della scena musicale italiana e internazionale sia in qualità di musicista che di illustratore, fotografo e grafico. Le sue canzoni trattano quasi sempre temi legati alla natura, mantenendo però le distanze da qualsiasi facile retorica ambientalista. “Sulla terra” è il quarto album nato con un pianoforte degli anni venti, un quaderno per scrivere i testi e la voglia di cantare come mai prima. In seguito, dichiara Tosches, ho scritto le parti di tutti gli altri strumenti, ad eccezione di quasi tutte le parti di archi scritte insieme ad Andrea Ruggiero.

Avevo voglia di sentire queste canzoni da molti anni, avevo voglia di rimettere le mani sul piano che è il mio strumento più di ogni altro. Sono tutte canzoni d'amore, anche se non so veramente bene che cosa voglia dire, perché parliamo di uno degli argomenti più banali, importanti e complessi del mondo e in realtà forse tutte le canzoni che sono state scritte sono canzoni d'amore in un modo o nell'altro”.

Questo disco è per Davide Toches un nuovo inizio per tanti motivi, sono canzoni molto diverse dal passato ma sono sempre “cariche di quella ostinazione di dover dare un'opportunità al suono delle parole”.

Sulla terra” è stato scritto, prodotto, arrangiato e registrato da Davide Tosches al "Confine del bosco" di, Cavagnolo in provincia di Torino. Arrangiamenti di archi di Andrea Ruggiero e Davide Tosches  tranne:“Pioggia”, “Stelle nascoste” e “La terra emersa”, arrangiati dallo stesso Davide Tosches, arrangiamento e direzione coro su "Pioggia (abbazia)" di Cosimo Morleo. Il disco è stato mixato e masterizzato da Gianluca Patrito al G-Effect Mastering, di Torino. 


Davide Tosches. A sei anni di distanza dalle luci della città distante esce questo nuovo album. Quasi un nuovo inizio.

Direi proprio di sì, quasi un nuovo inizio, questo disco è stato composto al pianoforte e così sono stato obbligato a cantare diversamente e arrangiare diversamente. Tutte le cose che ho composto al piano in passato non le ho mai pubblicate perché all'epoca non sapevo come arrangiarle, credevo che il piano dovesse essere per forza molto presente, invece non è necessario. Certo, c'è molto pianoforte ma ha quasi sempre l'importanza di tutti gli altri strumenti. In questi sei anni ho fatto altre cose a livello musicale, avevo un disco quasi pronto, poi l'ho lasciato da parte perché era un po' troppo pesante, sono diciotto brani ed è abbastanza sperimentale e dilatato, ma prima o poi lo farò uscire. Poi ho ancora composto una colonna sonora per il documentario “Accanto scorre il fiume” di Marco Leone, che invece sarà pubblicata a breve, spero già a febbraio.


Cosa vuol dire, dare un'opportunità al suono delle parole?

Ho sempre cercato di far funzionare i testi sulla musica scrivendo liberamente, con meno rime possibili. Non che non mi piacciano le canzoni in rima, ma a me piace proprio partire dal suono delle parole, tante mie canzoni nascono così, magari proprio con una parola o due che canto e ricanto finché non succede qualcosa che mi intriga a livello sonoro e così poi vado avanti a vedere cosa succede, è un viaggio. Niente di innovativo o così strano ovviamente, ma per ora è la sola strada che mi interessa, poi si vedrà, sono sempre in evoluzione, sono molto curioso per mia natura.


Non pensi che le canzoni d'amore siano fuori moda? E che cos'è una canzone d'amore?

Fuori moda non saprei, sicuramente oggi si tende di più a nascondere i sentimenti un po' in tutta l'arte e così inevitabilmente ci nascondiamo pure noi, sia artisti che ascoltatori. Oggi si cerca molto il sensazionalismo, la roba originale fine a sé stessa, la “figata”, qualcosa che faccia “hype”, ma in realtà non c'è niente di più originale della verità, della propria visione personale del mondo. La natura ce lo insegna tutti i giorni: ogni tramonto è diverso, ogni frutto, seppur della stessa pianta, è diverso. I miei spartiti sono albe e tramonti, alberi e suoni del bosco, la pioggia, il vento, la vita insomma.


Sulla terra è un disco auto prodotto. Questo rende il musicista più libero di esprimersi e esteticamente l'arte rimane una prigione con delle regole ben precise?

Sì, ho prodotto il disco completamente, l'ho anche registrato nel mio studio, sono stato autore, arrangiatore, fonico e musicista, questa volta avevo necessità di avere tutto sotto controllo ed è stata un'esperienza che mi ha strutturato molto. Se non si è liberi di esprimersi non si può arrivare a realizzare opere d'arte, credo. Regole nell'arte ce ne sono per forza, ma sono quattro in croce e poi quando parti per questo viaggio in questa terra senza confini che è la creatività devi vedere cosa succede sul percorso e quindi adattarti, sognare, soffrire, gioire, sbagliare strada e magari metterti in pericolo come in tutti gli altri viaggi.


Quanto è difficile oggi presentare un nuovo lavoro?

Te lo dirò meglio fra un po' di settimane, dalla pubblicazione di “Luci della città distante” sono passati sei anni e sono cambiate molte cose a livello tecnologico che hanno cambiato il mondo della musica ma anche quello editoriale e di conseguenza le abitudini delle persone. Per ora c'è abbastanza attenzione riguardo questo nuovo lavoro per fortuna, ma è anche il quarto disco, quindi un pochino si vive di rendita perché sono già nell'ambiente. Comunque cercherò di fare del mio meglio, ovviamente.


Nessun commento: