STORIE DI UN GIORNALISTA CON UNA LAUREA IN FILOSOFIA. Assioma di Cole "La somma dell'intelligenza sulla Terra è costante; la popolazione è in aumento"
sabato 27 marzo 2010
I PEZZI MANCANTI DELLA DESTRA E DELLA SINISTRA
Ieri sera, al castello incantato di Filippo Bentivegna, alla presenza di un buon pubblico, del sostituto procuratore della Repubblica Salvatore Vella, del neo segretario della CGIL Franco Zammuto, del deputato nazionale Giuseppe Marinello e con le assenze dei rappresentanti dell'amministrazione comunale, è stato presentato il libro di Salvo Palazzolo, giornalista del quotidiano La Repubblica dal titolo “I pezzi mancanti”. L'incontro è stato moderato dal collega Massimo D'Antoni. Il volume, pubblicato da Laterza pone una serie di domande. Ben 24. Palazzolo si chiede dove sono finiti gli appunti di Peppino Impastato, l'agenda del commissario Ninni Cassarà, le videocassette di Mauro Rostagno, le relazioni dell'agente Nino Agostino, i files di Giovanni Falcone che sparirono di colpo dal suo computer, l'agenda di Paolo Borsellino mai ritrovata, il dossier del maresciallo Antonino Lombardo e tutte le altre prove trafugate dagli infedeli servitori dello Stato?
Ma rimangono sempre domande. Chi sono i mandanti occulti dei delitti eccellenti di Cosa Nostra? E chi sono gli insospettabili tesorieri della mafia? Ma soprattutto quali sono le complicità e le trattative con la politica? E sulla politica, il giornalista, e collega di "Repubblica" è stato chiaro. Si commette un errore, ha detto, se si considera la lotta alla mafia come proprietà di una parte politica. Dando praticamente, e sicuramente senza volerlo, una risposta a tutte le diatribe e le discussioni che hanno animato le scorse settimane. Diatribe su convegni e "convenienze" che hanno tenuto banco su Facebook, nei vari blog privati e che hanno fatto consumare decine di metri di carta in comunicati stampa.
La lotta alla mafia, ha detto Palazzolo, non ha colore. Ed ha ricordato che ci sono state vittime di destra come Mattarella e di sinistra come Pio La Torre, con insabbiamenti da parte degli esponenti della DC e dell'allora PCI.
Sarebbe il caso, per uscire dalla mediocrità imperante di questa città, che si uscisse fuori, una volta per tutte da queste mere appartenenze a partiti e partitini e si comiciasse una lotta comune.
O è chiedere troppo?
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