A mantenere viva questa credenza erano i vecchi e soprattutto
quei pochi testimoni che ancora potevano raccontare del giorno in cui insieme
ai carabinieri scortarono fino al treno quei figli di satana e scacciarono il
diavolo che era arrivato in Sicilia per edificare il suo tempio in mezzo alla
campagna cefaludese. I giovani invece ci ridevano sopra, ne avevano sentito
parlare ma non ne avevano paura, anzi qualcuno ci andava apposta per pisciare
sui muri.
Il vecchio prete
gli raccomandò di tenere vivo il ricordo di quei tempi perché anche se quella
casa era mezza crollata e non ci abitava più nessuno da tanto tempo,
rappresentava un ottimo esempio per ricordare ai fedeli quanto il diavolo può
essere pericoloso e quanto è bravo ad avvicinarsi all'uomo senza che questi se
ne accorga.
Con la storia del
diavolo tentatore che era arrivato in paese con la faccia di un uomo elegante e
in compagnia di una donna e un bambino portando il suo influsso maligno in ogni
casa, Don Antonio ci aveva campato trent'anni continuando ad alimentare nei
parrocchiani il timore che quella situazione potesse ripetersi, sostenendo che
solo la vicinanza alla chiesa, la carità, la confessione e la comunione dei
peccati rendevano immuni dalle tentazioni. Ovviamente, le donne, proprio per la
loro natura peccaminosa che si tramandava dai tempi di Eva erano le più esposte
ad essere ammaliate e colpite da satana tentatore che le avrebbe trascinate
nelle fiamme dell'inferno, quindi, per essere sicure di non cadere nell'inganno
non potevano e non dovevano mancare ad una messa domenicale.
E quando diceva
questo alzava il dito indice della mano destra e guardava tutti con sguardo
severo.....
Il romanzo sarà nelle librerie a partire dal 12 aprile
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