Ma
insomma, si dice arancino a arancina? Il presidente dell'Accademia
nazionale della Crusca Francesco Sabatini, intervenuto all'istituto
comprensivo Buonarroti di Palermo per presentare l'ultima edizione
del suo libro, Conosco la mia lingua propende per la prima forma
perché solitamente i diminutivi vanno al maschile. L'arancia è
femminile, ma la trasformazione in un'altra cosa dovrebbe far
cambiare il genere grammaticale. Alla fine però ha aggiunto che
l'importante non è come si pronuncia ma chi lo fa meglio. Che poi
maschio o femmina, a punta o rotonda, è sempre la fine del mondo.
Insomma,
ultimamente pare che i quesiti più importanti, a partire da
petaloso, siano legati alla lingua italiana, al modo di dire e alla
capacità di inventarsi parole nuove.
Fino
a poco tempo fa, ad esempio, nessuno usava il termine apericena,
adesso è diventato di uso comune, ma secondo una analisi della
stessa accademia della crusca, ogni giorno arrivano nuove
segnalazioni. Si parte da colazionare (termine molto in voga in
alcuni ambienti) a pisellabile (di cui non conosciamo il
significato), da patatoso a inzuppare a watszappare e via dicendo.
Per
tornare all'arancina o arancino, se vogliamo entrare in una
rosticceria o un bar e usare parole nuove potremmo chiedere quella
cosa profumosa pallinosa mandibolare di forma polpettosa che mangiano
tutti i babbani.
E se il barista non capisce, chiedete un'arancina
alla carne.
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