Il premio Nobel per la
letteratura a Bob Dylan ha fatto discutere molto.
Alla notizia, il popolo
social che non vede l'ora di esprimere una opinione (come ovvio) si è
diviso tra favorevoli e contrari, tra quelli che chiedevano e si
chiedevano che c'entra Dylan con la Letteratura e quelli che vedevano
nelle canzoni di Dylan un livello “alto” di poesia.
Non voglio soffermarmi su
questo aspetto.
Se parliamo di poesia,
credo che nessuno meriti il Nobel più di Dylan (peraltro scelse di
chiamarsi così in onore al poeta, drammaturgo e scrittore gallese
Dylan Thomas). Ma finite le manfrine sul “merito” sono iniziate
quelle sulla “presenza” o meno di Dylan alla manifestazione di
consegna del premio. Il buon vecchio Bob ha dichiarato che non potrà
andarci per “impegni presi in precedenza”.
E sono ricominciate le
scaramucce tra guelfi e ghibellini.
Ebbene, se io fossi stato
Bob Dylan non sarei andato. E vi spiego perché.
Qual è il motivo che
costringe uno scrittore, poeta o musicista (in questo caso) a
ritirare il Premio Nobel? Fondamentalmente sono tre:
- Il prestigio del premio. Considerato il massimo in questo settore
- L'impennata di vendite (che siano essi romanzi o commedie o CD)
- Il tam tam mediatico che mi permette di farmi conoscere in tutto il mondo.
Il punto 2 non interessa
Bob Dylan visto che non si contano quanti milioni di dischi e libri
il cantautore americano ha venduto e continua a vendere ancora oggi e
la quantità spropositata di concerti che ancora fa!
Non interessa neppure il
punto 3 perché le canzoni di Bob Dylan le conoscono persino i
bambini che sono ancora dentro la pancia delle donne. (Pare che fare
ascoltare alcune sue canzoni ai feti faccia bene al futuro
nascituro). Dylan non ha bisogno dell'articolo sul giornale che
annuncia il conferimento del Nobel per farsi conoscere: è già
abbastanza famoso di suo.
Sul punto 1 il discorso
cambia.
Facciamo l'analisi dei
nobel per la letteratura degli ultimi anni.
Ve li elenco in ordine.
Nel 2011 Tomas
Tranströmer, nel 2012 Mo Yan, nel 2013 Alice Munro, nel 2014 Patrick
Modiano, nel 2015 Svjatlana Aleksievič.
Ora, io non credo che
prima del conferimento del Nobel, il grande pubblico dei lettori
conoscesse questi autori, come non credo che, ancora oggi, in molti
hanno un loro libro nello scaffale di casa.
E' naturale che scrittori
come Modiano il quale alla notizia ha onestamente dichiarato «Sono
felice, ma trovo tutto questo bizzarro» che documentaristi come la
Aleksievic, perseguitata dal regime del suo Paese o la canadese Munro
(autrice di racconti) si sentano onorati di ricevere il Nobel e
lascino tutti gli impegni per andarlo a ritirare, perché per loro
vanno bene tutti e tre i punti analizzati in precedenza. E' un
riconoscimento di prestigio, venderà un sacco di copie del suo libro
e il nome rimbalzerà nel mondo facendo fare la figura degli
ignoranti a chi, fino a quel momento non li conosceva.
Certo, confesso la mia
ignoranza (non sono un accademico), a parte Mo Yan (ma solo perché
vidi il film “Sorgo rosso” di Zhang Yimou), non conoscevo nessuno
di questi scrittori premiati col Nobel.
Buon per loro. Ho comprato
un loro libro.
Ma dico, se io fossi Bob
Dylan, considerate le precedenti assegnazioni, a che mi serve
ricevere un Nobel? Per testimoniare cosa, che non si sappia già? Per farmi conoscere da chi, che non mi conosce già?
Fondamentalmente non mi serve a niente, quindi... se non ho impegni
vado, altrimenti, che lo diano ad un altro illustre sconosciuto.
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