Nelle fiere, nelle manifestazioni e negli appuntamenti
seriali, in alcuni casi si mettono in risalto i libri, in altri casi gli autori,
in molte occasioni, nessuno dei due. E questo vale per tutte le manifestazioni di questo
tipo. Soprattutto per quelle che durano settimane intere al solo scopo di fare "numero".
Ci sono momenti in cui le sale sono piene perché c’è
lo scrittore famoso che presenta il suo libro che fino a quel momento ha letto
solo il relatore. Questo perché (così dicono) avendo saputo in anticipo che
sarebbe venuto di persona è meglio comprare il libro sul posto così ci scappa l’autografo
con dedica e magari anche una foto ricordo. Capita anche che le sale siano
piene perché lo scrittore “territoriale” ha tormentato per settimane intere
amici e parenti tramite tutti i mezzi social conosciuti e ancora da inventare.
A volte persino con velate minacce del tipo “Ti aspetto!” con un punto
esclamativo che non lascia scampo.
Riempire la sala è imperativo categorico per
dimostrare di essere scrittore ben seguito non solo sui social! Se l’indomani
nessuno si ricorderà di lui, se il libro non si troverà in nessuna libreria fa
niente, i quindici minuti di notorietà li ha avuti.
E poi ci sono sempre i "gruppi social" su facebook di scrittori esordienti o emergenti che non emergono mai, dove pubblicare la copertina del proprio libro.
E poi ci sono sempre i "gruppi social" su facebook di scrittori esordienti o emergenti che non emergono mai, dove pubblicare la copertina del proprio libro.
Poi ci sono quelli che scrivono perché non hanno
niente di meglio da fare e siccome sono riusciti a riempire settanta pagine di
seguito hanno eletto lo scritto a capolavoro da pubblicare ad ogni costo. E lo
presentano, perché se hai scritto un libro e non lo presenti a nessuno, a che
serve? Sono i cosiddetti scrittori accidentali.
Ma capita anche che (come dicevo prima) ci sia un
sovraffollamento di scrittori e la gente, malgrado le minacce non sappia dove
andare.
Prendiamo Sciacca. Fatti i conti (approssimativamente per difetto)
negli ultimi anni (fra romanzi, poesie e saggi) hanno pubblicato almeno un
libro ben 34 (trentaquattro) scrittori diversi. Insomma ci sono più scrittori
che medici all’ospedale. Questa situazione, in gergo, si chiama "fermento culturale".
E vale anche per i paesi vicini.
E poi capita, a volte che, in mezzo a questa folla
di intellettuali, scrittori, poeti, saggisti, alla presentazione di un libro
che meriterebbe l’attenzione del pubblico ci siano poche persone, una decina al
massimo.
Questo accade in due occasioni. Quando l’autore non è territoriale e
quando non è famoso. In questi due casi se ne ritornerà mestamente a casa col
suo pacco di libri invenduti perché (in molti casi) non ha un editore che lo
supporta adeguatamente e non fa parte del fermento culturale del territorio.
Insomma, fermentato malamente.
A loro va la mia ammirazione e solidarietà. E allora, mi raccomando, seguite gli scrittori meritevoli di incoraggiamento, supportateli.
Per gli altri le sale si riempiono a prescindere.
Per gli altri le sale si riempiono a prescindere.
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