L’avvelenamento dei cani randagi in contrada Muciare
doveva e poteva essere un momento di seria riflessione fra associazioni,
amministrazione e cittadini sul problema atavico del randagismo a Sciacca e in
Sicilia e sulle misure da adottare affinché sessanta cani non si riunissero in
una località dove insistono uffici di una società, una fabbrica di mattoni,
case adibite a civile abitazione e accesso alla spiaggia di Muciare con
relativo sbocco di acqua termale.
Senza contare il nascente Museo del mare.
Doveva essere un momento di confronto e capire come
risolvere il problema e poteva trovare tutti d’accordo nel condannare una
strage di animali perpetrata da un singolo o da alcuni. E quando dico tutti d’accordo
ci infilo anche chi ha paura dei cani (perché esistono pure queste persone) o
chi è stato morso mentre faceva jogging, chi è caduto dal motorino perché
inseguito da randagi ed è finito all’ospedale (ci sono pure questi) e chi non
si recava più a raccogliere sassi a Muciare o fare una passeggiata in spiaggia
(vedi anche contrada Foggia) per paura di essere attaccato (e ci sono pure
questi).
Invece, quasi subito, alla prima foto pubblicata sul
web, la notizia si è trasformata in una specie di guerra di religione. La
società civile contro i barbari assassini di cani indifesi, un esercito di
crociati provenienti da tutta Italia che si sono scagliati contro il feroce e
infedele Ṣalāḥ ad-Dīn.
Non si è andati alla ricerca del singolo individuo, ma si è preferito sparare nel mucchio, buttare bocconi avvelenati sul web cercando di colpire più persone possibili.
Il capo barbaro, il novello Vercingetorige colpevole della mattanza è stato, in ordine
di intervento degli animalisti e con la benedizione di stiliste, politici e presentatrici
TV, l’assessore Paolo Mandracchia, il sindaco
Francesca Valenti (alla quale l’esercito di crociati canini che si è messo in
moto ha augurato le peggio cose e con tutti i mezzi disponibili), e per finire,
il popolo di Sciacca che, essendo popolo barbaro è colpevole tanto quanto il
capo. Una razza da sterminare, una città da radere al suolo. Una nuova crociata
da portare avanti!
Il risultato è stato un susseguirsi di improperi,
accuse, maledizioni, minacce al limite del dicibile e del linguaggio intimidatorio
e mafioso verso tutto e tutti, catastrofi naturali e non, auguri di morire
subito, senza messa e in ogni modo possibile, (compresa la flagellazione, l’avvelenamento,
l’inondazione e il terremoto) accuse lanciate come anatemi papali dai novelli crociati
integralisti canini ad indirizzo della barbara popolazione sicula e
sciacchitana in particolare.
E così, la solidarietà e la pietà verso quei poveri
cani morti avvelenati è durata dieci minuti. Il tempo esatto della prima “potessi morire avvelenata coi tuoi figli”,
apparsa sui social e si è frantumata al primo manifesto di sedicenti amanti
degli animali che come squadristi fascisti minacciavano tutto e tutti. Perché
ad un certo punto (si arriva ad un limite per tutto) il popolo si è rotto la
minchia di prenderle senza motivo e senza colpa!
Peccato! Doveva essere un’occasione per unire ed
invece è servito solo a mettere in mostra il lato oscuro, velenoso e becero non solo di
chi ha commesso l’atto ma anche di chi è convinto che tutti devono avere le
stesse idee (fanno così anche gli integralisti islamici) ed ha inveito, o
sarebbe meglio dire ringhiato indiscriminatamente, contro una città e un popolo
che a cultura, storia e accoglienza può dare lezioni a molti.
L’ultimo atto, speriamo, sarà domenica. L’esercito
di integralisti, pronto alla guerra, sbarcherà a Sciacca e cantando “Barbaro
traditor” attaccherà le mura della città con i propri soldati armati di sacchetti
e paletta per raccogliere eventuali defecazioni canine e si recherà in piazza Angelo
Scandaliato (dedicata ad un eroe saccense Medaglia d’oro al valor militare) per
far capire ai barbari locali assassini e senza cuore come si trattano gli animali
e ricordare quali immani tragedie potranno colpire il popolo reo del barbaro
assassinio.
Vedremo se ci saranno sopravvissuti
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